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Emozioni negative al lavoro

Posso esprimere emozioni negative al lavoro?

Posso permettermi di sentirmi triste, arrabbiato, delusa quando sono al lavoro? Posso provare sentimenti di paura, disprezzo, sconforto, preoccupazione, desolazione, risentimento? E quali impatti ha tutto questo per me e per l’azienda in cui lavoro?

Per molto tempo abbiamo creduto che al lavoro si debba andare con il sorriso, lasciando i problemi fuori dalla porta dell’ufficio. Come se le preoccupazioni e le emozioni negative che ci seguono quotidianamente potessero essere messe da parte come un’automobile parcheggiata.

Se poi sei a capo di un team, mai e poi mai il capo può permettersi di esprimere emozioni negative. Sono segnali di debolezza, di fragilità. Non si fa, non sta bene. Cosa penserà di te il tuo team?

Beh, a quanto pare potrebbe pensare che sei anche tu una persona umana capace di provare emozioni negative come tutti gli altri, e il tuo team potrebbe addirittura performare meglio!

Almeno questo è quanto emerge da una recente ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna.

Secondo gli autori, l’efficacia della leadership in situazioni di avversità è maggiore quando i leader esprimono sentimenti positivi combinati con una moderata dose di emozioni negative come la paura. In altre parole, in situazioni di incertezza e di avversità, le persone riescono a performare meglio quando il proprio responsabile oltre a manifestare sentimenti positivi riesce anche a lasciarsi andare ad un po’ di paura.

Sorprendente, no? 

Ma andiamo per ordine ed analizziamo il fenomeno da due prospettive: quella di chi ricopre posizioni di leadership e quella di coloro che lavorano all’interno del team. 

Leadership, emozioni negative e performance del team

Contrariamente alla credenza comune, le ricerche emergenti mettono in discussione l’idea che le emozioni negative dei leader siano sempre dannose. Si osserva che i leader che esprimono livelli moderati di paura, insieme a comportamenti positivi, offrono i maggiori benefici alla performance del team. Le emozioni negative al lavoro, quindi, quando combinate con emozioni positive, fungono da potente stimolo per il successo del gruppo.
Questo accade perché la paura del leader “catalizza” le ansie dei membri del team, alleviando il carico individuale e spingendo il gruppo a migliorare le proprie performance per affrontare le difficoltà. Di fronte a situazioni critiche, non è l’assenza di paura a definire una grande leadership, ma il coraggio di affrontarla direttamente.

Sicurezza emotiva e psicologica nel team

Se la paura del leader sembra avere un effetto positivo sulla performance del gruppo quando essa si abbina all’espressione di emozioni positive, dobbiamo anche considerare che questo fenomeno è più probabile che accada all’interno di organizzazioni che hanno sviluppato una cultura di sicurezza emotiva e psicologica. Organizzazioni cioè dove è permesso esprimere le proprie emozioni, tutte, senza censura o giudizio, nel rispetto e nella piena accoglienza di ognuna. Organizzazioni che non chiudono la porta alle emozioni negative al lavoro, ma le accettano, le tollerano, le includono nella quotidiana routine delle relazioni professionali.

Creare una cultura in cui le persone si sentano libere di essere se stesse, di vivere le proprie esperienze emotive e di accogliere quelle degli altri non è un’utopia. Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale che le organizzazioni investano in programmi di formazione e educazione, rivolti innanzitutto a chi ricopre posizioni di leadership. Questi programmi devono fornire gli strumenti necessari per gestire le emozioni in modo costruttivo, sostenibile e funzionale.

Perché la libertà di poter esprimere le proprie emozioni, anche negative, al lavoro non deve essere confusa con l’anarchia emotiva: imparare a diventare consapevoli delle proprie emozioni è il prerequisito per maneggiare con cura le nostre e le altrui emozioni, con rispetto, accoglienza, curiosità, generosità e mai, ripeto, mai con un atteggiamento giudicante. 

Non a caso, per la prima volta nella storia, nei mesi scorsi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha raccomandato la formazione di Manager e Dirigenti per prevenire ambienti di lavoro stressanti.

Perché non si può far star bene le proprie persone – e soprattutto farle lavorare bene – se, per primi, non si sperimenta una condizione di benessere psicologico.

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