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Cambiare lavoro in tempo di Covid

Qualche giorno fa, facendo alcune ricerche su internet, mi sono reso conto che la maggior parte dei contributi che si trovano online sui cambiamenti in tempo di Covid si concentrano sulle implicazioni socio-economiche e psicologiche della pandemia. L’evoluzione del mercato del lavoro, i nuovi settori, lo smart working, i rischi psicosociali.
Meno frequenti e dibattute invece, le riflessioni sull’esperienza individuale del cambiamento in un periodo storico in cui tutto attorno a noi sta cambiando.
Ho provato quindi a fare alcune considerazioni del tutto personali che nascono dall’esperienza diretta con alcuni clienti che in tempo di Covid-19 hanno sentito la necessità di valutare, esplorare, progettare o appunto, cambiare lavoro.

L’auspicio è che queste riflessioni, maturate a partire da storie e persone vere, possano aiutare altre persone a riconoscersi, immedesimarsi e magari accendere la speranza di migliorare il proprio presente.
Si tratta comunque, è bene ricordarlo, di riflessioni del tutto personali e come tali non hanno la presunzione di elevarsi a verità, ma solo di presentare un punto di vista che nasce dall’esperienza diretta sul campo.

COVID E CONSAPEVOLEZZA DI NOI STESSI

La possibilità di generare un cambiamento nella propria dimensione professionale può essere una necessità obbligata e un’opportunità inaspettata.

A causa della pandemia o per i suoi effetti indiretti, siamo stati costretti a ripensare la nostra vita trovandoci di fronte alla necessità di trovare un’alternativa professionale. Altre volte il Covid ci ha messo nella condizione di focalizzare meglio il senso, il significato del lavoro che abbiamo sempre fatto e di provare a elaborare delle opportunità di cambiamento per sentirci più realizzati.
In entrambi i casi, sia che il cambiamento lo abbiamo subito che innescato, l’evidenza più sorprendente riguarda la capacità che possediamo di seguire la migliore direzione possibile per noi stessi.

Non esistono strade o scelte in assoluto migliori di altre: esiste la consapevolezza che quella direzione o quella scelta può essere la migliore per noi. E la cosa migliore per noi è sempre ciò che ci fa sentire bene, al di là di quello che possiamo pensare sul piano razionale.

Cambiare o scegliere di non cambiare è quindi prima di tutto una questione di consapevolezza di noi stessi: delle nostre aspettative, dei nostri desideri, delle nostre paure, del nostro modo di essere. E ciò prescinde, se vogliamo, da tutte le implicazioni relative al Covid.
Carl Rogers, lo psicologo americano sul cui approccio si fonda il mio metodo di lavoro, chiama questo fenomeno “tendenza attualizzante”, ovvero la tendenza che hanno tutti gli organismi viventi di andare verso la migliore versione possibile di loro stessi.

Quello che ho potuto constatare grazie alle storie delle persone che ho accompagnato durante questi ultimi due anni, è che il Covid ha trasformato le vite di molti, ma non ha indebolito la loro tendenza attualizzante. Per queste persone si è trattato solo di una diversa condizione esterna in cui muoversi, ma la loro capacità interiore di tendere al meglio è rimasta intatta ed è stata capace di guidarle verso una migliore versione di loro stesse.

FALSI POSITIVI E FALSI NEGATIVI… AL CAMBIAMENTO

Quando parliamo di cambiare lavoro in tempo di Covid potremmo individuare, proprio come nella diagnosi del virus, falsi positivi e falsi negativi al cambiamento.

Nella condizione di falsi positivi sentiamo la necessità di un cambiamento, ma non riusciamo ancora ad agirlo fino in fondo. Questo può accadere perché non riusciamo ancora ad individuare con chiarezza la direzione e il contenuto del cambiamento che vorremmo, oppure perché siamo ancorati ad un’idea di noi stessi che facciamo fatica a cambiare, oppure ancora perché non ci fidiamo fino in fondo delle nostre capacità di cambiare, dubitiamo di noi e ci auto-sabotiamo.

Nella condizione di falsi negativi invece non avvertiamo consapevolmente la necessità di un cambiamento, tuttavia sentiamo che qualcosa non va e questa sensazione che viviamo ci disturba al punto che avvertiamo il bisogno di fare chiarezza. Questo può avvenire perché fino ad oggi non siamo riusciti ad essere completamente autentici con noi stessi, oppure perché abbiamo dato poco peso ad alcuni sintomi del nostro malessere e abbiamo preferito ignorarli nell’attesa che le cose si sistemino da sole, oppure semplicemente perché ci sentiamo momentaneamente confusi sul presente e sulle scelte che stiamo facendo.

Non c’è niente di male nel sentirsi nell’uno o nell’altro modo, o ancora, in entrambi: il cambiamento è un processo di aggiustamento in cui non dobbiamo giudicarci, ma accogliere quello che stiamo sentendo.

Al di là della condizione di provenienza, le persone che in questo delicato periodo storico ho accompagnato lungo il percorso del proprio cambiamento professionale, sono riuscite a creare consapevolezza delle proprie scelte, a definire il proprio modo di essere, ad individuare direzioni di vita più soddisfacenti, scoprendo e talvolta riscoprendo le proprie risorse e le proprie competenze.

Ancora una volta, citando un saggio adagio, potremmo dire che “volere è potere” e che possiamo gestire il cambiamento grazie alle risorse di cui disponiamo e all’aiuto di un professionista che può accompagnarci in questo percorso.

CAMBIARE O NON CAMBIARE, QUESTO È IL DILEMMA

Una delle sfide più frequenti che ho affrontato insieme ai miei clienti durante il periodo di pandemia riguarda il vissuto emotivo che ci pervade di fronte agli effetti di una scelta di cambiamento o di mancato cambiamento. Ci sentiamo indecisi, confusi, in ansia e avvertiamo l’urgenza di cambiare lavoro, oppure in altri casi ci sentiamo inquieti perché abbiamo rinunciato ad un cambiamento e questa scelta ci ha fatto sentire, a posteriori, insoddisfatti ed angosciati. Come possiamo venirne fuori? 
Il più delle volte riusciamo a riconciliarci con le nostre scelte se guardiamo dentro noi stessi con autenticità.
Essere autentici vuol dire creare congruenza fra pensiero-emozioni e comportamenti, in altre parole essere quello che pensiamo, sentiamo e facciamo. Pensiero, emozione e azione sono fattori intercambiabili nell’equazione dell’autenticità.

  • diciamo quello che sentiamo e pensiamo.
  • pensiamo che che diciamo e sentiamo.
  • sentiamo in modo speculare ai nostri pensieri e alle nostre azioni.

Il percorso verso l’autenticità non è semplice perché facciamo spesso fatica ad essere totalmente trasparenti verso noi stessi e gli altri.
Nella maggior parte dei casi però, è sufficiente seguire una delle combinazioni fra pensare-sentire e agire per poterci aiutare a ritrovare un maggiore equilibrio personale e una maggiore serenità nei confronti delle nostre scelte, come quella di cambiare lavoro in tempo di Covid.

Se poi non ce la facciamo da soli, possiamo sempre farci aiutare. 🙂

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